Associazione Ricordiamo Insieme
Centro alti Studi per la Difesa Palazzo Salviati 15 Ottobre 2024 Ingresso libero su prenotazione Ricucire pezzi di stoffa per raccontare che mantenere la memoria è un processo frammentario, imperfetto e quanto sia importante a ricucire una forma di dialogo con la persona perduta. Tra i lembi di stoffa strappati la ricostruzione di un insolvibile puzzle, quello che si mescola al racconto diretto e a quello sentito: ricordare è un esercizio difficile, ma che si fa per tenere ogni famiglia legata da un filo, interconnessa nonostante la perdita. Il tessuto di cotone di un antico corredo nuziale, utilizzato a sostegno dell’immagine di famiglia, è un elemento carico di tradizione e intimità: rappresenta la vita, la continuità familiare e l'eredità culturale attraverso un secolo. L'immagine fotografica, fragile e incompleta, racchiude un ricordo che si sta sgretolando, evocando la memoria delle persone e delle vite spezzate durante la Shoah. Il gesto dello strappare e poi ricucire, associato alla "keriah" - la pratica ebraica del lutto che prevede lo strappo simbolico dei vestiti - , porta in questo lavoro una dimensione di dolore e di perdita. La keriah rappresenta il cuore spezzato, ma il ricucire indica un tentativo di guarigione, di elaborazione del trauma e del lutto - personale e collettivo -, senza mai dimenticare la rottura che ha segnato la storia. Questa cicatrice sul tessuto diventa una metafora visiva: la lacerazione inflitta è visibile e permanente, ma il filo che la unisce indica la volontà di mantenere vive le storie e le persone perse, nonostante le rotture profonde che la Shoah ha lasciato. L'immagine stampata fotograficamente sul tessuto emerge dal buio della camera oscura: questo processo di sviluppo, in cui le figure prendono gradualmente forma dal nulla, evoca la difficile emersione delle storie personali e collettive, molte di queste rimaste in ombra. La camera oscura diventa una metafora del buio dell'oblio e del trauma, mentre la fotosensibilizzazione richiama il lavoro della memoria, un processo delicato che richiede tempo e cura. L'immagine non appare subito, ma solo dopo un intervento deliberato, come a suggerire che il ricordo ha bisogno di essere 'attivato', portato alla luce e ri-sensibilizzato per non scomparire del tutto. Questo "emergere dal buio" è significativo perché sottolinea la fragilità della memoria e della vita, e al tempo stesso, il potere di far riapparire ciò che rischia di perdersi. Il tessuto antico e l'atto fisico di cucitura suggeriscono anche una continuità storica tra passato e presente, l'eredità delle sofferenze e il modo in cui queste vengono rielaborate nelle generazioni successive. Un trauma che da generazioni cerca consolazione nelle fotografie di famiglia, dove le immagini diventano testimonianza di essere esistiti. Il reparto creativo dell’Associazione Ricordiamo Insieme offre un tributo a tutti i sarti della memoria che con operosità ricompongono frammenti, ricuciono pezzi - spesso al buio - e stabiliscono associazioni nel tentativo di riconnettere non solo porzioni di storia, ma di vita familiare mancata.
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Grazie alla giornalista Evelyn Finger del giornale DIE ZEIT, conosciuta durante la nostra serie di convegni di ottobre, per averci dato l'opportunità di parlare della nostra lotta all'antisemitismo nei luoghi della cultura e dell'arte contemporanea.
Un problema che ha radici specifiche e che finora non è stato ampiamente sondato. Inoltre: Cosa ne pensa Papa Francesco di questa ondata di antisemitismo? Esiste un trauma transgenerazionale nei figli della Shoah? Articolo completo. Associazione Ricordiamo Insieme https://www.ricordiamoinsieme.org/ |
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Ottobre 2024
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