Attese Impossibili, Love Swing.
Centro di documentazione per la ricerca artistica contemporanea Luigi di Sarro, Roma.
“Non abbiamo un giorno in più nella nostra vita senza avere, al contempo, un giorno in meno.”
[F. Pessoa – Il Libro dell’Inquietudine]
L’installazione presenta una serie di ganci da macellaio arrugginiti e in sospensione. Già nel lavoro “Blood” l’analogia uomo/animale era portata in evidenza, ma in questo lavoro la dimensione dell’attesa e del restare sospesi sostiene il lavoro attraverso ciò che pur non vedendosi, c’è: il corpo sospeso che non vediamo, infatti, ha un peso e una propria dimensione. Il gancio arrugginito contiene, nel suo potere evocativo, il Tempo e la Sospensione: due derive dell’Amore quando si concretizza attraverso l’Assenza. Il corpo inesistente appeso nei ganci esaspera una condizione amorosa fatta non di ciò che si compie, ma di tutto quello che nelle relazioni di ogni tipo – amanti, genitori/figli, fratelli - non viene detto e vissuto. Il peso del tempo che consuma la materia - animata e inanimata - corre dietro al nostro non saper parlare e agire: un’afasia compulsiva che concretizza le nostre relazioni in maniera invisibile e indelebile, e che ci suggerisce che siamo anche tutto ciò che non viviamo. Una visione dal contenuto, seppur nichilista da un lato, che ha inaspettati risvolti di completezza, dove l’Amore e il Niente esistono nella medesima realtà. La necessità di definizione dei legami, l’atroce voglia di comunicare nonostante l’incapacità, ma anche la paura del Tempo, l’Attesa, l’esperienza della perdita e la paura dell’abbandono – quest’ultima nel suo duplice significato del lasciarsi andare o dell’essere abbandonati - sono alcune delle caratteristiche di questo lavoro che racconta dell’Amore come esperienza totale e totalizzante, che ha due diversi modi di farsi vivere: il primo e più conosciuto, fatto di gesti, dialogo e costruito giorno per giorno. Il secondo, vissuto attraverso l’assenza di tutto questo.
[F. Pessoa – Il Libro dell’Inquietudine]
L’installazione presenta una serie di ganci da macellaio arrugginiti e in sospensione. Già nel lavoro “Blood” l’analogia uomo/animale era portata in evidenza, ma in questo lavoro la dimensione dell’attesa e del restare sospesi sostiene il lavoro attraverso ciò che pur non vedendosi, c’è: il corpo sospeso che non vediamo, infatti, ha un peso e una propria dimensione. Il gancio arrugginito contiene, nel suo potere evocativo, il Tempo e la Sospensione: due derive dell’Amore quando si concretizza attraverso l’Assenza. Il corpo inesistente appeso nei ganci esaspera una condizione amorosa fatta non di ciò che si compie, ma di tutto quello che nelle relazioni di ogni tipo – amanti, genitori/figli, fratelli - non viene detto e vissuto. Il peso del tempo che consuma la materia - animata e inanimata - corre dietro al nostro non saper parlare e agire: un’afasia compulsiva che concretizza le nostre relazioni in maniera invisibile e indelebile, e che ci suggerisce che siamo anche tutto ciò che non viviamo. Una visione dal contenuto, seppur nichilista da un lato, che ha inaspettati risvolti di completezza, dove l’Amore e il Niente esistono nella medesima realtà. La necessità di definizione dei legami, l’atroce voglia di comunicare nonostante l’incapacità, ma anche la paura del Tempo, l’Attesa, l’esperienza della perdita e la paura dell’abbandono – quest’ultima nel suo duplice significato del lasciarsi andare o dell’essere abbandonati - sono alcune delle caratteristiche di questo lavoro che racconta dell’Amore come esperienza totale e totalizzante, che ha due diversi modi di farsi vivere: il primo e più conosciuto, fatto di gesti, dialogo e costruito giorno per giorno. Il secondo, vissuto attraverso l’assenza di tutto questo.
Valentina Colella | Sara Spizzichino
Attese impossibili
a cura di Vittoria Biasi
Inaugurazione: mercoledì 5 Febbraio 2014 ore 18.00
5– 28 febbraio 2014 (dal martedì al sabato 16,00 – 19,00)
Centro Luigi Di Sarro, Via Paolo Emilio 28 - 00192, Roma.
La mostra Attese impossibili delle artiste Valentina Colella e Sara Spizzichino visualizza, compone in immagini il rapporto con il mondo esterno in un momento di particolare fragilità. Le domande, le richieste sembrano raccolte dietro la linea d’attesa, come quella sul pavimento degli aeroporti, prima di effettuare un passaggio. Sara Spizzichino si confronta con gli interrogativi, con la ricerca, con il desiderio di risposte di ogni tempo e generazione! E’ una catena generazionale che l’artista visualizza nell’installazione Love Swing: “Il corpo inesistente - dice Sara - appeso nei ganci esaspera una condizione amorosa fatta di ciò che non si compie, di tutto quello che nelle relazioni di ogni tipo - amanti, genitori/figli, fratelli - non viene detto e vissuto.” L’inseguimento dell’Absent, come scrive Didi Huberman, ha spinto l’uomo, cristiano o ebreo, a costruire cattedrali, opere, a stringere alleanze per tracciare percorsi nel labirinto dell’esistenza. L’arte come la religione ricorda il sacrificio, dà un nome all’assenza, inchioda la virtù e il peccato. Per Valentina Colella il tema dell’assenza si focalizza nell’esperienza della scomparsa. Tutto accade in altro luogo, in un’altra terra! Nella distanza! Nel silenzio! La rete di Facebook diviene la fonte di informazione e la fine di un’attesa. L’esperienza vissuta nell’intersezione tra la vita reale e lo spazio virtuale sono le polarità su cui l’artista ricostruisce il proprio percorso, una ricerca per esorcizzare l’evento. La scomparsa è la coscienza del non vissuto, è il manque di un mondo, di un progetto che non potrà più essere verificato!
Valentina Colella traduce l’esperienza in un linguaggio lapidario, tappe di un pensiero alla ricerca di un luogo geografico in cui posizionarsi. Le due artiste, la loro vita relazionale con il percorso sociale di cui sono eredi, sono l’oggetto dell’indagine interiore. Il mondo reale entra nell’arte configurando elementi speculari di storie diverse in attesa non di risposte impossibili.
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Valentina Colella (1984), vive e lavora a Firenze. Lavora approfondendo la quotidianità residua del reale che sopravvive al e nel digitale, creando attraverso vari media che spaziano dalla pittura, installazione, al video e alla fusione di frames da internet.
Sara Spizzichino (1980) vive e lavora a Roma. Artista interessata alle relazioni interpersonali tra individui e istituzioni, predilige diversi mezzi espressivi come l’installazione, il video e forme alternative di disegno come ad esempio il frottage.
Attese impossibili
a cura di Vittoria Biasi
Inaugurazione: mercoledì 5 Febbraio 2014 ore 18.00
5– 28 febbraio 2014 (dal martedì al sabato 16,00 – 19,00)
Centro Luigi Di Sarro, Via Paolo Emilio 28 - 00192, Roma.
La mostra Attese impossibili delle artiste Valentina Colella e Sara Spizzichino visualizza, compone in immagini il rapporto con il mondo esterno in un momento di particolare fragilità. Le domande, le richieste sembrano raccolte dietro la linea d’attesa, come quella sul pavimento degli aeroporti, prima di effettuare un passaggio. Sara Spizzichino si confronta con gli interrogativi, con la ricerca, con il desiderio di risposte di ogni tempo e generazione! E’ una catena generazionale che l’artista visualizza nell’installazione Love Swing: “Il corpo inesistente - dice Sara - appeso nei ganci esaspera una condizione amorosa fatta di ciò che non si compie, di tutto quello che nelle relazioni di ogni tipo - amanti, genitori/figli, fratelli - non viene detto e vissuto.” L’inseguimento dell’Absent, come scrive Didi Huberman, ha spinto l’uomo, cristiano o ebreo, a costruire cattedrali, opere, a stringere alleanze per tracciare percorsi nel labirinto dell’esistenza. L’arte come la religione ricorda il sacrificio, dà un nome all’assenza, inchioda la virtù e il peccato. Per Valentina Colella il tema dell’assenza si focalizza nell’esperienza della scomparsa. Tutto accade in altro luogo, in un’altra terra! Nella distanza! Nel silenzio! La rete di Facebook diviene la fonte di informazione e la fine di un’attesa. L’esperienza vissuta nell’intersezione tra la vita reale e lo spazio virtuale sono le polarità su cui l’artista ricostruisce il proprio percorso, una ricerca per esorcizzare l’evento. La scomparsa è la coscienza del non vissuto, è il manque di un mondo, di un progetto che non potrà più essere verificato!
Valentina Colella traduce l’esperienza in un linguaggio lapidario, tappe di un pensiero alla ricerca di un luogo geografico in cui posizionarsi. Le due artiste, la loro vita relazionale con il percorso sociale di cui sono eredi, sono l’oggetto dell’indagine interiore. Il mondo reale entra nell’arte configurando elementi speculari di storie diverse in attesa non di risposte impossibili.
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Valentina Colella (1984), vive e lavora a Firenze. Lavora approfondendo la quotidianità residua del reale che sopravvive al e nel digitale, creando attraverso vari media che spaziano dalla pittura, installazione, al video e alla fusione di frames da internet.
Sara Spizzichino (1980) vive e lavora a Roma. Artista interessata alle relazioni interpersonali tra individui e istituzioni, predilige diversi mezzi espressivi come l’installazione, il video e forme alternative di disegno come ad esempio il frottage.